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LE PARTI IN
ROSSO SONO STATE TAGLIATE DALLA REDAZIONE E NON
PUBBLICATE |
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IO ANDRO' A VOTARE |
25 marzo 2008 |
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Tu vai a votare?
E' la domanda che tanti mi hanno posto
ultimamente e la maggior parte di loro crede
di esprimere una giusta protesta non andando
a votare. Io non sono d'accordo. Convengo
che il nostro sistema di gestione dello
stato sia proprio vergognoso. Sono dell'idea
che con l'attuale situazione chiunque, di
destra o di sinistra, non sia in grado di
sistemare a breve i problemi sociali
dell'Italia.
Purtroppo siamo arrivati ad una spesa
pubblica che supera il 50% del PIL e questo
è il vero problema. La gestione dell'Italia
costa troppo e questo grazie alla miriade di
fannulloni. papponi, mantenuti,
nullafacenti, scansafatiche regolarmente e
lautamente stipendiati con il denaro dei
contribuenti, soprattutto di quelli della
povera gente.
Ma il voto è ancora l'unico sistema
democratico che noi abbiamo per esprimere il
nostro legittimo potere. Non votare
significa rinunciare ai nostri diritti e
consegnare il nostro Paese nelle mani di
personaggi che se ne fregano delle nostre
opinioni. |
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SIGNOR MIELI, HA RIFLETTUTO? |
23 marzo 2008 |
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Le riporto la lettera che lei
ricorderà molto bene e che mi scrisse il 9
marzo 2006, quando l’accusai di aver
permesso alla sua presunzione di prevalere
sulla ragione, avendo smaccatamente
appoggiato la campagna elettorale della
sinistra.
“Caro lettore, La ringrazio per
la e-mail e per l’opinione ancorché critica
che ha voluto esprimere. Spero che con
un’ulteriore riflessione Lei possa
apprezzare una scelta di trasparenza che
accomuna il Corriere a tutti i più grandi
giornali del mondo libero. E questo le
assicuro conta più di un’indicazione di voto
per Berlusconi o Prodi. Un cordiale saluto.
Paolo Mieli”
Successivamente, quando ha
potuto constatare la gestione fallimentare
del governo da lei appoggiato dichiarò al
convegno dei Giovani Industriali di Capri.”Oggi
alla guida del convoglio non c’è nessuno e
lo dice uno che a favore della maggioranza
molto si è speso”. E ancora, rivolto al
governo: “Pensate di essere la parte
migliore del paese ma non è così”.
Questo a mio avviso dimostrava che si stava
già preparando al trasloco.....
Giorni fa ho letto il suo
intervento su “Libero” (non su l’Unità) dove
dichiarava con una bella dose di faccia
tosta che “Il pezzo pro-Unione non lo
rifarei e questa volta scommetto su Silvio”.
A questo punto il trasloco sull’altra sponda
si può dire concluso.
Come vede i nodi arrivano al
pettine e a quanto pare la “ulteriore
riflessione” l’ha fatta lei con una
retromarcia che nulla depone a favore del
suo acume, purtroppo non all’altezza della
sua cultura.
Sa che cosa le dico? Anche il
suo attuale incensamento di Berlusconi, che
ora definisce uomo di enormi meriti,
grandissimo personaggio della politica,
grande e sorprendente, dimostra solo che
l’arte del leccapiedi non sia per lei una
materia sconosciuta.
Vuole un consiglio? Non parteggi
per nessuno. Mantenga il suo giornale libero
e pubblichi le opinioni di tutti gli
schieramenti politici. La sua opinione
personale non ha nessuna importanza.
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EUTANASIA |
21 marzo
2008 |
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L'articolo di Renato Farina su
“Libero” mi da modo di
riflettere sulla legalizzazione
dell’eutanasia.
In Francia la signora Chantal
Sébire, colpita da un tumore
facciale deturpante e doloroso,
si è tolta la vita dopo che un
tribunale le aveva negato la
morte assistita.
In Belgio lo scrittore Hugo
Claus, da tempo malato di
Alzheimer ha deciso di porre
fine alla sua vita e l’ha fatto
con l’assistenza medica, poiché
in quel paese l’eutanasia è
permessa.
Farina si dichiara convinto che
lo scrittore non sia stato in
grado di connettere e quindi gli
altri abbiano deciso per lui.
Si deduce quindi che lui è
contrario all’eutanasia perché
si presterebbe agli abusi dei
parenti che si vogliono liberare
di un fardello, commettendo un
omicidio.
Purtroppo anche Farina, come
quasi tutti coloro che
affrontano questo problema, non
valuta la cosa in linea di
principio, ma parla solo del
rischio di abusi.
Eppure tutti i giorni siamo
esposti al pericolo di abusi
senza che nessuno osi mettere in
dubbio i diritti. Parlo delle
automobili, delle armi, dei
coltelli e di tutto ciò che può
nuocere se non ne viene fatto
l’uso appropriato.
Per l’eutanasia dovrebbe
valere lo stesso principio.
Il paradosso francese è che il
tribunale ti permette di non
curarti e di non nutrirti e di
porre quindi fine alla tua vita
dopo parecchi giorni di fame e
sofferenze nel più totale
degrado della dignità umana, ma
non ti permette di fare la
stessa cosa in modo sereno e
dignitoso con una soluzione che
trova il suo epilogo in pochi
minuti.
Alcuni parlano a sproposito
della sacralità della vita.
Questo attributo, esclusivamente
di origine religiosa, non è
incompatibile con l’eutanasia
laica. L’eutanasia, come
l’aborto ed il divorzio, non
sarebbe obbligatoria.
E poi se la vita è sacra
non credo che questo presupposto
venga avvalorato da una morte
orrenda.
Ciò che dovrebbe essere quindi
posto come fondamento ad ogni
ragionamento è il diritto
all’autodeterminazione
dell’uomo.
Ecco perché mi risulta
impossibile accettare la regola
che l’uomo possa determinare il
corso di tutta la propria vita
ma non possa decidere anche il
momento in cui questa vita debba
arrivare al suo termine.
Mi chiedo perché, persone che
hanno avuta una vita onesta e
dignitosa, un posto rispettabile
nella società, che hanno creato
una famiglia, che hanno
cresciuto dei figli, che insomma
si sono accollate tutte le
responsabilità senza che nessun
apparato dello stato si sia
preoccupato più di tanto di
gestire la sua vita, possano
trovarsi nella situazione in cui
degli estranei si permettono di
valutare così pesantemente la
decisione riguardante la loro
morte.
Mi è capitato, fortunatamente
poche volte, di vedere in
ospedale delle persona anziane
maltrattate, trascurate,
sofferenti tra l’indifferenza di
chi li circonda e mi sono
chiesto che ruolo possano aver
avuto nella comunità in cui
hanno vissuto quando avevano la
salute e la possibilità di
decidere.
Egoisticamente ho pensato, come
fanno molti di noi, che la morte
avrebbe dovuto raggiungermi nel
sonno, senza esserne
consapevole, o perlomeno senza
soffrire e con il conforto delle
persone a me care.
Ma coloro che vedevo non avevano
avuto questa fortuna e mi sono
chiesto se questa era una cosa
giusta, se questa fine è ciò che
si erano meritati oppure no.
Ed allora chi può
sindacare qual è il valore della
vita per ognuno di noi?
Forse un giudice che è lontano
anni luce dal problema
dell’interessato?
Assolutamente no!
Forse lo può fare un legislatore
che ragiona in modo generico
certamente influenzato da dogmi
e pregiudizi?
Assolutamente no!
Io ritengo che solo il diretto
interessato possa fare una così
tragica valutazione.
Ed in questa tragicità possa
trovare la pace e la serenità
che la vita in quel momento gli
sta negando.
Amo la vita ed è proprio
per questo che non vorrei
distruggere quanto di buono mi
ha dato con una morte che mi
faccia maledire il giorno in cui
sono nato.
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segue ampio
dibattito su LEGNOSTORTO riportato sul
FORUM |
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CICCIOETORE e i diritti umani |
10 marzo
2008 |
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Il
caso dei fratellini Francesco e
Salvatore Pappalardi, (ciccioetore
per chi ha molta confidenza ...)
mette in evidenza, a mio avviso, una
palese violazione dei diritti umani
per ingiustificata detenzione.
Sappiamo che il medico legale ha
escluso l'omicidio non avendo
riscontrato tracce di violenza. Lo
stesso comandante delle indagini ha
confermato tale tesi essendo
abbastanza evidente la dinamica dei
fatti. Ciononostante il magistrato
che aveva deciso l'incarcerazione in
base ad una testimonianza poco
credibile insiste nella tesi di
colpevolezza del padre Filippo
Pappalardi. Afferma che il castello
accusatorio non è stato stravolto
dalla realtà e che sussite ancora il
pericolo di reiterazione del reato
(?). Dovendo poi decidere sulla
istanza di scarcerazione, non si
prende la briga di valutare con
sollecitudine. Forse perché si
tratta solamente di una persona
trattenuta in carcere, a mio parere
arbitrarimente.
Il
tempo che il magistrato si è preso
per riflettere serve per aprirgli
gli occhi sulla verità o soltanto
per cercare ogni possibile cavillo
giustificativo della detenzione di
colui che ritiene colpevole contro
ogni evidenza? Eppure altri
magistrati avevano deciso più volte
che i bambini dovevano essere
affidati al padre che dava più
garanzie della madre. Ma questo non
conta. Per la Procura della
Repubblica di Bari lo sguardo del
padre è indiscutibilmente quello di
un assassino.
Ecco
perché quando si parla di Cuba e di
Cina e delle loro violazioni dei
diritti umani, mi chiedo a che
titolo noi possiamo giudicare.
Resto sempre dell'idea che una
periodica visita psichiatrica ai
magistrati darebbe ai cittadini la
speranza di non cadere nelle grinfie
di coloro che non scelgono la strada
difficile della verità, ma
preferiscono scegliere un facile
bersaglio su cui esercitare la loro
onnipotenza e a volte anche la
voglia di protagonismo.
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