Si dice che il buon imprenditore è quello che
sa scegliere bene i propri collaboratori. Se così fosse, si può
dire che Silvio Berlusconi è un buon imprenditore perché il suo
successo professionale testimonia che ha saputo ben scegliere.
Anche lui però, come tutti del resto, può
eccellere in alcune cose e peccare in altre. Ebbene, se gli si
può attribuire una scelta sbagliata, a mio parere ha fatto un
errore nel scegliere moglie.
Le esternazioni di Miriam Raffaella Bartolini
in Berlusconi, in arte Veronica Lario, mi hanno proprio fatto
cascare le braccia.
Lei critica, o meglio condanna, la possibilità che suo marito
candidi persone dello spettacolo alle elezioni europee
dimenticando le sue origini di attricetta senza futuro e
soprattutto discriminando le donne di spettacolo in quanto tali.
Sarebbe stata più credibile se avesse dato un parere sulla loro
preparazione e le loro capacità di affrontare un incarico
europeo e non su cosa fanno per vivere.
Si presume che anche lei, se non sposava
Berlusconi, sarebbe finita nelle retrovie. Anche la sua storia a
ben vedere è quella di una velina diventata first lady, di una
cenerentola diventata principessa.
Eppure in passato abbiamo avuto tra gli eletti
a pieno diritto pornodive, trasgender, pregiudicati, truffatori,
ecc., che non hanno incontrato la sua critica, come mai?
Prestarsi poi al gioco di Repubblica che
amplifica anche le scorregge pur di dar contro a Berlusconi, lo
considero proprio una offesa nei confronti del consorte. Lei
caca sentenze senza beneficio del dubbio e probabilmente senza
nemmeno verificare la notizia o meglio il pettegolezzo.
Ha sparato a zero contro il marito, senza
preoccuparsi minimamente del danno politico provocato, con
l’unico risultato di foraggiare i suoi denigratori e nemici
politici che godono di queste dichiarazioni estemporanee
sorvolando sul fatto che proprio loro volevano addirittura una
legge a favore delle candidate femminili, le cosiddette quote
rosa. E ora che si vogliono candidare più donne vanno a
discriminarle per la professione e per l’aspetto, alla faccia
della Costituzione.
In qualità di primadonna d’Italia avrebbe
fatto meglio ad intervenire pubblicamente con una dichiarazione
a sostegno dei terremotati o meglio ad andare in Abruzzo, per
far vedere che non è solo una mantenuta, o a promuovere una
iniziativa adeguata al suo ruolo di moglie del primo ministro.
Niente di tutto questo.
Sentire invece la signora che definisce le
giovani candidate «Ciarpame senza pudore» porta a pensare: ma da
che pulpito viene la predica?
Non ricorda la signora quando, senza pudore, si esibiva in
pubblico a seno nudo? Forse la sua nudità è da classificare come
espressione d'arte mentre quella delle altre è ciarpame?