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LE PARTI IN ROSSO SONO STATE TAGLIATE DALLA REDAZIONE E NON PUBBLICATE

 

 
ORRORE IN CALABRIA

28 febbraio 2008

 

Una Madre ha venduto il figlio. Il TG ha diffuso la raccapricciante notizia di una donna calabrese che ha commesso “la cosa più orrenda che può fare una mamma: vendere il figlio” (testualmente).

La cronaca: Sono state arrestate sei persone che hanno organizzato e favorito la vendita di un neonato. Il caso riguarda una donna che ha avuto una gravidanza indesiderata e che ha pensato di cedere il figlio ad una coppia che non poteva avere figli. In cambio non avrebbe ricevuto denaro ma alcuni regali e qualche piccolo aiuto economico durante la gravidanza. Questa coppia era già da tempo in lista di attesa per l’adozione (probabilmente con la nostra burocrazia, sarebbero andati oltre l’età massima consentita).

Mi sono chiesto: Ora che cosa succederà del neonato? Un giudice lo affiderà ai servizi sociali che lo affiderà ad una coppia che da parecchio tempo è in lista di attesa. Quindi in pratica non cambia molto.

Ma allora dove sta l’ORRORE? Penso che l’orrore stia nel nostro falso moralismo che condanna una cosa fondamentalmente giusta solo perché non rispetta la prassi. Come se le decisioni di un giudice fossero certamente favorevoli per il bambino più di quelle che potrebbe prendere sua madre.

Posso capire una sanzione per non aver osservato le regole, una denuncia a piede libero, ma la galera preventiva non viene applicata neanche a chi, diciamo a Fiumicino, fa una strage di persone perché impegnato in una gara di auto su una strada con limite di velocità.

Quel figlio non era destinato ad essere sfruttato, come tanti figli legittimi che sono addestrati a rubare oppure a chiedere la carità, ma nessuno si sogna di toglierli ai genitori.

Probabilmente era destinato ad una coppia che voleva riservargli una vita migliore di quella che avrebbe fatto con una madre non disposta ad esercitare il suo ruolo.

Dubito che una sentenza gli potrà garantire un futuro migliore.

E se passerà la legge che autorizza le adozioni anche alle coppie omosessuali? Povero piccolo....


 
lettera pubblicata da
ARRIVA MISTER PREZZI

27 febbraio 2008

 

Un altro GARANTE che non garantisce nulla.

Ho sentito commentare a Radio Rai l'attività del Garante per la Sorveglianza dei Prezzi, detto Mister Prezzi, la nuova figura di controllo istituito in extremis dal governo morente come risposta all'inflazione galoppante. Ad un ascoltatore che chiedeva chiarimenti sul suo operato, il conduttore ha riposto che Mister Prezzi, calabrese, gira per l'Italia controllando i prezzi esposti nei negozi. Se questi risultano troppo alti, obbliga i commercianti a ridurli.

Ora si può anche credere a Babbo Natale o alla Befana che male non fa.

Ma come si fa a sparare simili c... su un programma della radio pubblica dando per scontato che gli ascoltatori siano proprio degli emeriti imbecilli? Non esiste legge che permette di stabilire se un prezzo è alto. Ed un semplice ragionamento fa capire che non gli bastano cento anni per controllare significativamente tutti punti vendita italiani. Con quale autorità possa poi far cambiare un prezzo di vendita sul libero mercato avremmo tutti piacere di saperlo.

Queste baggianate mi ricordano tanto l'esordio del vice-ministro Visco in occasione del suo insediamento: "In 5 anni faremo sparire l'evasione fiscale in Italia".

Consiglierei piuttosto a Mister Prezzi di controllare il prezzo del gas domestico. Sulla mia bolletta viene applicata l'IVA (imposta sul valore aggiunto) su imposte e tasse che, mi risulta, non sono valori ma oneri.


 
lettera pubblicata da
ELEZIONI CUBANE Analogia con le primarie PD

25 febbraio 2008

 

Le recenti elezioni cubane hanno una incredibile rassomiglianza con le primarie del PD. Infatti in entrambi i casi è stato prima scelto chi deve vincere e poi sono stati messi in lista altre figure destinate al sacrificio rituale.

Quindi è stata data l'illusione al popolo bue di poter scegliere il nuovo capo con le votazioni.

L'unica differenza da Cuba è che in Italia alla beffa si è unito il danno, dovendo pure pagare per farsi prendere per il c...


 
HO FIRMATO GLI APPELLI DI MAGDI ALLAM, PERO'...

23 febbraio 2008

 

Ho seguito il consiglio di Lisistrata firmando i tre Appelli di Magdi Allam per il quale ho sempre avuto ammirazione e stima. (http://www.magdiallam.it) Però, pur approvando le buone intenzioni, sono rimasto perplesso sulla loro efficacia. Questo il mio commento:

Aderisco volentieri all'Appello “Salviamo l’Italia” perché ne condivido il titolo. Condivido anche l'analisi della situazione, ma mi fermo qui. Mi fermo perché quando ho terminato la lettura dell'appello mi sono reso conto che è il solito elenco dei mali italiani, magari ben scritto, ma che non contiene nessun elemento in grado di indicare la strada che porta al “salvataggio”.

Non capisco quindi a che cosa possa servire l’Appello e soprattutto a chi dovrebbe essere presentato. Forse al Padre Eterno? Forse a quelli che sono in carica per farne un uso indecente? O forse ne va mandata una copia ad ogni italiano, sperando che lo legga? Dubito che lo farà.

Perché?

Perché come giustamente dice Allam, i nostri rappresentanti sono soltanto la proiezione macroscopica del nostro quotidiano modo di vivere. Dove la meritocrazia non definisce i valori della nostra società, dove il furbo che si impadronisce della cosa pubblica è comunque degno di ammirazione, dove il posto di lavoro non si ottiene tanto per capacità dimostrabili, quanto per raccomandazioni, dove una delle maggiori aspirazioni professionali è un pubblico impiego, dove insomma le virtù che in qualsiasi paese sono considerate i mattoni che edificano una grande nazione da noi sono segno di debolezza e di coglionaggine. Con quale faccia può quindi ognuno di noi criticare chi ci governa perché si comporta proprio come noi? Non possiamo certo rimproverarli di non essere abbastanza rappresentativi.

L’esempio della legge elettorale non sposta una virgola. Nel contesto di cui si parla, che ci importa se non abbiamo potuto scegliere i candidati poiché il partito ce li impone? Se in lista a Palermo mi trovo un candidato di Vicenza quali scelte potrei fare? O mi fido delle indicazioni del mio partito oppure ne voto un altro. Dovendo caldeggiare una modifica, preferirei stabilire il vincolo di mandato: se io voto una persona che in pratica non conosco, visto che normalmente non vivo di politica, lo faccio perché credo che rispecchi il pensiero del suo leader. Se questo poi mi volta gabbana non fa che tradire il mio voto.

La Costituzione lo consente? Cambiamola!

Altra cosa che normalmente obietto a chi critica non il sistema, ma le persone elette per gestirlo, è che la carriera politica è accessibile a tutti senza distinzione di ceto o qualifica e chiunque può partecipare ed essere eletto. Chi ritiene i saper fare di meglio non deve far altro che convincere qualche milione di persone della validità dei suoi propositi e prendere in mano la situazione.

Se il signor Allam avesse la bontà di prospettare valide soluzioni, avrebbe sicuramente il mio appoggio ed il mio voto. L'ipotesi poi di non andare a votare viene da me decisamente censurata perché non cambia assolutamente nulla. Chi prende la maggioranza va comunque a governare. Alcuni parlano addirittura di rivoluzione. Ma non credo che un nuovo Fidel Castro possa creare il civismo di cui abbiamo tanto bisogno.

Appunto il civismo.

Questa è la grave lacuna che caratterizza gli italiani e che è la causa fondamentale della attuale situazione. Le tante culture di cui l’Italia ha subito l’influenza ci hanno certamente donato un melting pot di conoscenze e di esperienze che ci hanno elevato a primattori dell’ingegno, ma ci hanno anche corrotto nell’identità nazionale.

Una soluzione per “salvare l’Italia”? Non c'è.

Non basta che una persona, onesta e di buona volontà, supposto che sia possibile, arrivi al vertice dello stato. Anche lui, come altri che l'hanno preceduto, si dovrà assoggettare alle nefaste regole che gli permettono di restare in carica. Diversamente anche lui sarà giubilato. Per governare degnamente e giustamente dovrebbe poter agire con regole diverse, con poteri diversi, con istituzioni diverse, con burocrazie diverse e senza i privilegi, le corporazioni, gli intoccabili, i poteri occulti e tutto ciò che impedisce ogni cambiamento.

Basterebbe quindi cambiare le regole, ma chi ce lo impedisce?

La mancanza di una identità nazionale unica. La mancanza di una Italia composta di italiani che hanno un comune obiettivo, che si considerano parte di un unico popolo con un’unica bandiera, che mettono l’appartenenza davanti ad ogni ideologia e confessione.

Si, perché noi abbiamo ancora una Costituzione che definisce l’Italia una repubblica fondata sul lavoro e non una repubblica fondata sulla lingua, sulle tradizioni, sulla cultura, sul territorio. Un chiaro esempio di retaggio ideologico che ci trasciniamo da decenni. Se penso che eravamo un popolo di navigatori, di santi e di eroi ed ora siamo un popolo di proletari non posso che rattristarmi.

Nella nostra Costituzione viene ancora discriminato chi la pensa in modo non gradito ai Padri Costituzionali. Un evidente ostacolo alla libertà di pensiero, di qualsiasi pensiero politico, che dovrebbe essere alla base di ogni democrazia.

Noi siamo ancora un popolo diviso.

Un popolo che molte volte considera una persona non per ciò che vale ma per chi vota. Tutte le strutture, gli enti e le istituzioni italiane sono eccessivamente politicizzati ed in ognuna di questi si creano contrapposizioni e contrasti che nulla hanno a che fare con la funzione primaria per cui sono stati costituiti con il risultato di mala gestione, degrado e corruzione materiale e morale. Questo a partire da Magistratura, Scuola, Sanità e Rai, toccando tutti i settori dove viene gestito denaro pubblico, per arrivare fino al Festival di Sanremo.

Siamo un popolo che ancora commemora fatti accaduti quasi un secolo fa, ma non per ricordare giustamente i morti, ma solo per poter ostentare l’appartenenza ai vincitori (la maggior parte dei quali è salita sul carro a battaglia finita), per ergersi a giustizieri e cercare colpevoli che ormai non hanno più niente da offrire alla giustizia, per reiterare una sete di vendetta che non porta avanti di un passo verso la pacificazione, per avere il pretesto di puntare il dito contro la parte avversa.

Si continuano a presentare degli assassini come eroi, se dalla parte giusta, e come banditi se da quella sbagliata, senza aver mai trovato il coraggio di dire finalmente la verità.

Per poter cambiare veramente le cose bisogna essere tutti uniti in un solo ideale e noi siamo ancora ben lontani dal poterlo fare. Bisognerebbe ricominciare dal principio e cioè dall’insegnamento scolastico che dovrebbe divulgare una informazione completa e apolitica, con dei testi super partes, per consentire alle nuove generazioni di crearsi opinioni serene prive di pregiudizi.

Ma è un’utopia.

In realtà il tempo per cambiare le cose c’è stato. Ma qualcuno ha fatto in modo che ciò non succedesse.

Purtroppo in Italia c’è ancora troppa gente convinta che le nazioni debbano essere guidate dall’ideologia e fin che queste persone avranno un forte potere mediatico, educativo e giudiziario non ci sono speranze che le cose possano cambiare.

Io sono ottimista per natura, ma cerco di essere anche realista. Ebbene, non credo che la mia generazione vivrà abbastanza per assistere al miracolo.

Anche perché ai miracoli io non ci credo.


 
lettera pubblicata da
IL FILM "CAOS CALMO" Non lo vediamo ma lo paghiamo  

20 febbraio 2008

 

Trovo troppo facile e semplicistico che Libero liquidi la pochezza e l'erotismo pietoso di Moretti nel film Caos Calmo affermando che nessuno è obbligato a vederlo.

Il problema consiste nel fatto che purtroppo "siamo obbligati a pagarlo" e su questo non possiamo sorvolare tranquillamente. Il film è finanziato da Raicinema con i soldi pubblici ed inoltre non è dato sapere quanto ci è costata la realizzazione in generale e quanto ha percepito Moretti per la "prestazione".

Non credo si debba fare cinema a tutti i costi. Possiamo fare anche a meno di certe penose opere che cancellano gli anni di bel cinema italiano che si è fatto onore nel mondo.

Ammetto che Moretti si sacrifica presenziando alle prime, soggiornando in Hotel a cinque stelle, partecipando a pranzi, cene e serate di gala mentre in Italia esistono molte altre categorie di persone che ugualmente sperperano denaro pubblico senza neanche sprecare il loro tempo. Avrei preferito però che Libero dicesse che è giunto il tempo di smettere di mantenere fannulloni ed incapaci. Ma non dispero.


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