Il
modo in cui è stato condotto
il caso Del Turco e le
successive dichiarazioni
mediatiche del giudice
competente mi hanno fatto
ricordare da vicino i
sistemi adottati da Di
Pietro quando cavalcava
tangentopoli.
Premesso che l’ex
sindacalista arrivato ai
vertici del potere regionale
non gode della mia
ammirazione, devo affermare
che non approvo
assolutamente la condanna
preventiva a cui è stato
assoggettato. Aggiungo che
non ritengo innocente del
Turco ma che anche lui, come
tutti, dovrebbe essere
incarcerato dopo la
condanna. Ed invece mi
sembra che il sistema Di
Pietro sia ancora attuale:
prima l’arresto e poi
eventualmente, ma non
necessariamente, la
condanna.
Se nel
frattempo sopravviene il
suicidio, il caso è chiuso.
Quando
il CSM dichiara che il
premier, che ha manifestato
perplessità sul modo di
agire di alcuni magistrati,
discredita la magistratura,
non tiene presente che il
discredito, che certamente
ha accumulato, deriva
piuttosto da fatti come
quello della moglie di
Mastella incarcerata e poi
prosciolta, del principe
Vittorio Emanuele
incarcerato ed umiliato e
poi prosciolto, del padre di
Gravina incarcerato e poi
prosciolto oppure, se
preferite, del caso di
quella persona che ha
commesso 15 omicidi e
distrutto la vita di
Tortora, ma che è stato
ritenuto normale a tal punto
che dopo essere uscito ha
subito ammazzato un’altra
persona.
Casi
come questi sono all’ordine
del giorno. Ecco perché
avrei trovato più corretto
che Del Turco fosse stato
sospeso dall’incarico e
messo in condizione di non
nuocere in attesa del rinvio
a giudizio, del processo ed
eventualmente della
condanna, visto che fino a
quel momento per la nostra
Costituzione resta persona
innocente.
Troppi
sono diventati i casi di
ingiusta detenzione. Quante
altre sentenze di
risarcimento della
magistratura dovranno essere
coperte con i nostri soldi?
Quando questi giudici
risponderanno dei loro
misfatti? Per quanto deve
continuare queste vergogna?
Questa immunità usurpata?
Trovo
del tutto offensivo nei
confronti dei cittadini il
tentativo della magistratura
di bloccare una legge che
prevede una temporanea
immunità agli eletti dal
popolo per dar loro modo di
svolgere serenamente il
mandato, mentre i suoi
componenti godono
dell’impunità a vita.
Gli
italiani con un referendum
avevano deciso che anche i
giudici dovevano rispondere
dei loro errori come tutti
noi. Ma qualcuno ha
scavalcato la sovranità
popolare e questi signori
sono riusciti a mantenere i
privilegi riservati a quella
che ormai si può definire
una casta.
Stano
pur tranquilli al CSM: il
discredito è in atto da
tempo e continuerà a
crescere fin che non
accetteranno di sottostare
alle stesse leggi che così
virtuosamente applicano a
noi comuni mortali.