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Un sistema che distribuisce iniquamente la Ricchezza
è preferibile a quello che distribuisce equamente la Miseria
 

 

 

SEI UNO SPORCO CAPITALISTA? FAI IL  TEST

 
Secondo i critici dei capitalismo, il libero mercato produce:
   
1 - La distruzione sistematica dell'ambiente e delle risorse del pianeta.
2 - Monopoli e cartelli che danneggiano i consumatori.
3 - Ricchezza solo per i paesi già sviluppati e povertà per i diseredati del la Terra.
4 - Guadagni tanto faraonici quanto ingiustificati per categorie non meritevoli (modelle, sportivi, dirigenti d'impresa, ecc.).
5 - Diversità negli stipendi che dipendono non dal merito ma da razza, sesso,credo religioso.
   

Diceva Schumpeter che l'accusa cambia nel corso del tempo, ma il capitalismo è sempre destinato ad essere sul banco degli imputati. Nulla di più vero. Nel nostro arco di vita abbiamo assistito ai più incredibili mutamenti dei capi di imputazione - sfrutta il proletariato, crea diseguaglianze inumane, produce a livelli "sub ottimali", distrugge l'ambiente, è causa di crisi cicliche e devastanti, solo per citare i più ricorrenti - ma la gogna per il sistema economico che ha fatto diventare l'Occidente (e che sta rendendo lentamente anche il resto del mondo) ricco e libero non sembra mai finire.

Il volume dell'economista americano Robert Murphy -Tutte le balle sul capitalismo- scritto in un linguaggio giornalistico accessibile a tutti, forse non servirà ad assolvere il capitalismo, ma certamente è una memoria difensiva che anche gli avversari del libero mercato dovrebbero leggere. In un momento in cui, con la possibile eccezione di Antonio Di Pietro, tutti si dichiarano garantisti, qualcuno dovrà pur prendersi la briga di ascoltare la difesa del capitalismo, ossia di ciò che per la nostra cultura è "indifendibile".

 

Stato e mercato forze contrapposte

Il saggio individua subito e senza possibilità di fraintendimenti qual è l'opposto, dialettico o meno, delle decisioni prese sul (non dal) libero mercato: la regolamentazione legislativa, le burocrazie statali, in breve la coercizione delle decisioni pubbliche. Non esistono vari modi di produrre e scambiare in concorrenza tra loro: vi sono solo due forze, il libero mercato, vale a dire milioni di scelte quotidiane, autonome e anonime, prese da milioni di individui, e lo Stato, ossia le leggi e i regolamenti che a tali scelte pongono vincoli e limitazioni di ogni genere.

Non vi sono né vie di mezzo né soluzioni intermedie. L'economia procede attraverso l'incontro delle libere volontà degli individui, oppure viene governata dalla 'libera" volontà dei parlamenti. Il sistema capitalista è quello in cui «la gente è libera di usare la propria proprietà privata senza subire interferenze esterne», e non è un caso se Karl Marx, alla domanda di sintetizzare il programma comunista, rispondeva: «Abolizione della proprietà privata». I nemici odierni del capitalismo sono solo meno coerenti: essi vogliono limitare gli spazi e il raggio d'azione della proprietà privata.
L'analisi di Murphy su come funzionano i prezzi in un sistema di mercato, dei vantaggi e della profonda giustizia dei profitti non fondati su privilegi governativi, farà storcere il naso a molti, ma è ineccepibile. Così come quella sul lavoro, l'equità dei salari "folli" degli sportivi professionisti e anche degli alti dirigenti.

Ma particolarmente interessante per gli italiani risulterà il paragrafo intitolato "I sindacati danneggiano il lavoratore", dal quale essi impareranno che le pratiche nostrane di favori costanti del potere politico nei confronti dei sindacati sono ben diffuse anche in America (in realtà sono state inventate proprio Oltreoceano).

 

Discriminazione negli stipendi

Su di un punto, quello delle varie forme di discriminazioni "stipendiali", fra uomini e donne, oppure su base etnica, anche i liberali più estremisti sembrano propendere per un intervento legislativo.

Eppure, come mostra Murphy, nel libero mercato razzismo e sessismo hanno un costo elevato, che ben pochi imprenditori potrebbero pagare. In sostanza, «il mercato contiene dei potenti incentivi che spingono i datori di lavoro a prendere decisioni obbiettive basate sul merito, mentre gli enti pubblici non sono sottoposti a questi vincoli”. Il problema è che il mercato del lavoro è già il meno libero fra tutti quelli esistenti (essendo regolamentato fortemente da oltre un secolo) e tutte le soluzioni libere ai problemi di discriminazione esposte da Murphy suoneranno quasi incomprensibili ai lettori (italiani o americani).

In ogni caso, è un fatto storico assodato che tutte le vere discriminazioni nei confronti di categorie di individui (dalle leggi di Norimberga all'Apartheid e alla segregazione razziale nel Sud degli Stati Uniti), come nota molto correttamente Murphy, sono state il prodotto di decisioni governative, non del libero mercato.

In Italia per ogni problema, reale o percepito come tale, sembra esistere una soluzione "naturale", quella dell'intervento pubblico, e una, per lo più «improponibile», da affidare al mercato. Gli italiani vivono in uno dei Paesi più selvaggiamente statalisti del pianeta e non è un caso che proprio qui sia stato coniato lo slogan «liberismo selvaggio».

Marco Bassani a commento del libro "Tutte le balle sul capitalismo"

 
NOTA: Non a caso l'Italia è l'unico paese democratico al mondo con una forte presenza politica comunista.

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RICEVO E PUBBLICO UNA LETTERA SULL'ARGOMENTO

 

Egregio Sig. Berlanda,

navigando in internet mi è capitato di visitare il Suo Blog, e di leggere i Suoi commenti su fatti di cronaca politica e non. In linea di massima sono d’accordo quanto da Lei esposto nelle Sue riflessioni, le quali, però, accanto ai Suoi vari “No al comunismo, al fascismo, ecc. non vedo un “no” al capitalismo.

Io ho militato per anni nel PCI e poi, e comunque, ho sempre agito nell’area di sinistra. Il crollo dell’impero sovietico, col ritorno al capitalismo della “zona imperiale”, il ritorno al capitalismo della “comunista” Cina, la miseria imperante di Cuba, ebbene tutto questo pone un qualsiasi comunista nella condizione di prendere atto che una società comunista è pura utopia. Io ne ho preso atto. Altri no. Sia chiaro: io non rinnego niente del passato in quanto da semplice militante ero nella convinzione di agire per una più valida giustizia sociale, che, almeno in parte, in Italia esiste.

Il mio pensiero sinistrorso che ancora persiste, ma critico e libero dal fanatismo, non mi vieta l’obbiettività di vedere nei Suoi scritti una valida critica ironica alle cronache politiche di questi tempi, e siccome questi tempi sono pervasi di capitalismo trionfante, vedo che Lei non lo ignora ma lo affronta criticamente. Ecco perché trovo che manchi nei succitati “No”, un No al capitalismo.

E lo spunto l’ho trovato in un Suo commento 9 novembre 2006 “Dividendi Fiat”: in effetti è dagli anni ’30 che la Fiat succhia soldi allo Stato, ma nessuno compresi i sindacalisti più agguerriti (come ebbi a scrivere al Sindaco di Bologna Cofferati) ha mai messo all’ordine del giorno gli artt. 42/43 della Costituzione che prevedono “l’espropriazione mediante indennizzo determinate imprese…”: l’indennizzo lo ha avuto se è vero quello che disse Maroni alla TV in campagna elettorale 2006 che la Fiat ha avuto in tutti questi anni milioni di miliardi dallo Stato, ma se l’è intascata la famiglia Agnelli.

Quello che da qualche tempo sta venendo a galla, da parte del capitalismo, è allarmante.

Se il “comunismo” ha fatto un disastro, anche il capitalismo non è rimasto con le mani in mano: con la complicità di governanti intenti solo a racimolare lauti stipendi e pensioni d’oro, ha organizzato, nel tempo, senza andare a contare le guerre e le distruzioni con tutto quello che ne deriva, un sistema che ci vede indebitati (debito pubblico) di 26000 euro pro capite qui in Italia, ma anche in tutti i Paesi capitalistici industrializzati il debito pubblico è sempre più condizionante, che ci paralizza in modo decisivo in quanto siamo in balia di quell’organizzazione bancaria che, da più parti ormai, viene definita un’organizzazione banditesca che se ne infischia altamente delle regole democratiche, della sovranità popolare, e si impone al di sopra delle parti dettando le sue regole, impermeabili ad ogni presa di posizione alternativa politica. Mentre noi popolo ci trastulliamo insultandoci a vicenda fra fascismo e antifascismo, fra comunismo e anticomunismo, fra berlusconismo e veltronismo, fra democrazia e dittatura, e vediamo nella figura del Capo dello Stato (qualunque esso sia) e nella Costituzione il non plus ultra delle regole democratiche, Bankitalia e la BCE (Banche private capitalistiche), a cui non importa un fico secco se il governo sia retto democraticamente o dittatorialmente, di destra o di sinistra, ci stanno truffando di brutto imponendo a tutta la Casta Politica, e di conseguenza anche a noi popolo, un ricatto (il Signoraggio) talmente sottile ma micidiale del tipo dell’Ammanita falloide, che solo dopo 15 giorni che l’hai mangiata  manifesta il veleno che ti porta inesorabilmente alla morte.

Sia da destra (Bontempo e Storace) che da sinistra (Marco Ferrando), passando attraverso alcuni economisti,  hanno denunciato e stanno denunciando e cercando di far conoscere questo problema alla gente, problema dei problemi, che ignara continua ad andare ai contraddittori politici delle feste dell’Unità, della Famiglia, convegni svariati, ecc. magari anche accalorandosi, senza che però questa “cosa” sia, da parte dei politici, accennata. La Casta Politica, ha fatto credere alla gente che il debito pubblico deriva dal fatto che si spende più di quanto si guadagna. In effetti è vero, ma a chi vanno queste spese? Alle banche, cui lo Stato si rivolge per le spese correnti.

Inutile Le dica il meccanismo del Signoraggio, in quanto Lei ne sarà certamente al corrente.

Ed è stato proprio per questo che Le ho scritto, proprio per poter vedere di divulgare e far conoscere quanto più possibile alla gente il problema per far sì che ai vari convegni politici possa esserci qualcuno che chieda almeno spiegazioni.

Coi più cordiali saluti, Rolando Marchioni.

 

LA MIA RISPOSTA

 

Egr. Signor Rolando Marchioni,

...Innanzitutto la ringrazio per aver voluto concedermi tanto spazio ed avere avuto la bontà di leggere i miei scritti.

Già questo mi porterebbe a risponderle con tutta le mia benevolenza. Ma non sarebbe la cosa giusta.

Leggo che lei, come la maggior parte dei giovani, ha sognato un mondo giusto, senza privilegi e con pari opportunità.

Conoscendo poi la natura umana ha capito che è solo un'utopia. Se la buona fede (oggi detta onestà intellettuale) fosse una giustificazione, dovremmo avere la stessa comprensione, che lei tra le righe chiede per sé, anche per i repubblichini di Salò e per il popolo tedesco che ha votato ed acclamato Hitler. Ma le cose non stanno così. Senza rendersene conto e senza una diretta volontà lei ha portato un granello di sabbia di consenso a coloro che credendo di applicare ciò che lei auspicava, sempre in buona fede, hanno iniziato ad ammazzare le persone che la pensavano in modo diverso o che potevano essere considerati ostacoli al loro progresso sociale. Non dimentichi il detto che di buone intenzioni è lastricato l'inferno.

La giustizia sociale, come dice, in Italia esiste in parte ma proprio perché il regime comunista non ne ha preso possesso.

Considerando che non esiste una società perfetta, è obbligo optare sempre per il male minore. Quindi pur avendo criticato la montagna di denaro erogata alla Fiat, denaro finito per rimpinguare le tasche degli Agnelli, vado oltre nel ragionamento e mi chiedo: se questo denaro fosse stato dato ad aziende pubbliche, avrebbe dato altrettanto lavoro e benessere ai lavoratori?

Come non esiste una società perfetta, non esiste neanche un sistema perfetto per gestirla. Parafrasando ciò che disse Churchill sulla democrazia, io dico che il capitalismo è il sistema peggiore di gestione economica di un paese, se escludiamo tutti gli altri.

Perciò le dico che il NO al capitalismo non è stato inserito per trascuratezza ma per una precisa scelta.

Gli esempi di degenerazione provocati dal capitalismo che mi cita, sono del tutto errati.

Nei principi del capitalismo non ci sono contributi a fondo perduto, enti di assistenza, distribuzione di denaro a pioggia, pensioni d'oro e tutto ciò che ha contribuito a gonfiare il nostro debito pubblico.

Questo è un retaggio dello statalismo clientelare e assistenziale e la parte peggiore del socialismo.

I fatti delle banche americane fallite dimostrano proprio che quando finanziano senza copertura, per venire incontro alle esigenze del popolo, falliscono. Le banche italiane che vogliono super garanzie applicano esattamente le regole del capitalismo e questo le salva.

L'URSS è fallita non perché qualcuno ha cambiato idea, come lei, ma perché una società che non crea benessere con il sistema capitalistico è destinata a fallire. Tutto il sistema economico statalizzato ha eliminato la competizione, la concorrenza ed il fine di lucro.

Per questo motivo i sistemi produttivi ed agricoli non sono mai stati aggiornati e lo stato è collassato. Sono semplicemente finiti i soldi.

Vede, qualsiasi scelta politica, sociale o confessionale faccia l'uomo, non deve mai prescindere dalla natura umana.

La natura umana, nel tempo, prevale sempre. Le ideologie e le religioni tendono ad incanalare il pensiero dell'uomo per dargli una guida, ma in realtà hanno solo sostituito la forza degli eserciti per ottenere lo stesso scopo: sottomettere i popoli.

Ideologie e religioni non hanno regole e limiti: possono sterminare, far regredire progresso e cultura, compiere qualsiasi nefandezza in nome di un dio o di un ideale (vedi comunismo e fondamentalismo islamico).

Il capitalismo ha una regola inderogabile: DEVE CREARE RICCHEZZA PER POTERLA SFRUTTARE.

Quanti mi dicono che in Iraq gli americani sono andati per rubare il petrolio, evidentemente si fermano ai luoghi comuni senza andare oltre le apparenze. Le aziende americane non hanno interesse a depredare lo stato. Il loro scopo è quello di vendere hamburger e coca cola. Ma a chi li vendono, ai miserabili? Sono quindi obbligati a creare benessere a cominciare dalle infrastrutture e dai servizi per arrivare all'industria e al commercio. Li sfrutteranno sul lavoro? Mai come in Cina.

Sicuramente porteranno professionalità e conoscenza con le loro maestranze e le loro tecnologie riversando il know-how sui residenti. Come sarebbe diversamente spiegabile il primato dell'India a livello mondiale nel software? Che centri il colonialismo inglese?

Ma questa è un'altra storia.

La voglio mettere a conoscenza di un mio paradosso. L'Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam dice giustamente che solo gli slanci della follia portano alle vette dell'arte e della scienza. Io forse scriverò l'Elogio del Peccato.

Secondo lei che cosa ha portato l'uomo ad uscire dallo stato di vita bestiale per arrivare all'attuale livello di progresso?

Forse le virtù religiose come la vita contemplativa, il buonismo, la tolleranza, la bontà, il perdono e tutte le altre virtù che si predicano, oppure quelle delle ideologie come la divisione dei beni, le pari opportunità, il togliere ai ricchi per dare ai poveri (escludendo i dirigenti politici ovviamente), l'uniformità della società (salvo poi creare le classi sociali)?

No, sono stati i peccati capitali: l'avarizia, la superbia, l'ira, la lussuria, la gola, l'accidia, l'invidia.

Ci pensi, troverà per ognuno di essi un fattore di progresso.

Sia chiaro, io non vivo su questi fondamenti. Io sono buono di natura e forse per questo nulla resterà di me.

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SEI UNO SPORCO CAPITALISTA?  SCOPRILO

Ecco il test contenuto nel libro di Robert P. Murphy per scoprire se siete dei porci capitalisti. Rispondete e lo saprete.

 
1. Quanto dovrebbe essere pagato un operaio?
a) In base all’importanza che il suo lavoro riveste nella società.
b) Abbastanza per riuscire a mantenere la sua famiglia.
c) Quanto basta perché non si licenzi.
 
2. Un'azienda quanto dovrebbe far pagare i suoi prodotti?
a) Il necessario per coprire le spese.
b) Un prezzo che mantenga elevata l’occupazione nell’industria
c) Il prezzo più alto che riesce a spuntare.
 
3. Se tu fossi un produttore di automobili, quante morti all’anno provocate dal tuo prodotto riterresti accettabili?
a) Ovviamente zero!
b) Ovviamente, il meno possibile. L’obiettivo dovrebbe essere far sì che l'auto sia il mezzo di trasporto più sicuro.
c) Il numero di morti che massimizza i profitti dell'azienda.
 
4. Devi assumere un'addetta alla reception. Una candidata è efficiente e l'altra è bella. Quale dovresti scegliere?
a) Quella efficiente.
b) Quella bella.
c) Quella bella se attrae un numero extra di affari tali da compensare la sua inefficienza, altrimenti quella efficiente.
 
5. Qual è la tua opinione sugli spot commerciali?
a) Sono una forma insidiosa di lavaggio del cervello da parte delle aziende, che fa leva sui nostri istinti e pregiudizi più bassi.
b) A volte sono intelligenti, soprattutto durante le partite (il Super Bowl in origine), ma in generale gli spot sono banali e noiosi.
c) Possono essere un mezzo eccellente per incrementare le vendite, una volta individuato correttamente il target degli ascoltatori.
 
SOLUZIONE:
 
Se su cinque domande hai risposto a tre
A - Sei una persona molto attenta al sociale però hai sbagliato mestiere perché sei destinato a fallire ed a lasciare sulla strada tutti i tuoi dipendenti. Saresti un ottimo politico di sinistra.
B - Sei un utopista e quindi destinato a non concludere nulla. Non vai bene né come politico, né come industriale. Ti vedo bene come dipendente pubblico.
C - Potresti essere un porco capitalista. Se lo sei, grugnisci pure, perché è meglio - per tutti - avere più porci capitalisti e meno burocrati maiali.
 
NOTA: Nel test originale c'è solo la soluzione C. Le soluzioni A e B sono stati aggiunti da me.
 

UNA VITA SENZA CAPITALISMO?  FAREBBE SCHIFO

Una giornata nell'Ottocento - Massimiliano Parente

 

Quando Goethe arrivò in Italia, nel 1786, andò in un albergo sul lago di Garda, e chiese del bagno, aveva un bisognino urgente. «Avendo interrogato il garzone costui mi indicò senz’altro il cortile: “Qui abbasso, può servirsi”. “Dove?”, domandai. Ed egli, amabilmente: “Da per tutto, dove vuol”».
Quindi, signore mie, davvero mala tempora currunt? Davvero si stava meglio quando si stava peggio?
In verità (...) (...) le ideologie antioccidentali hanno fatto presa nell’immaginario collettivo, per cui se fa caldo è colpa dell’uomo moderno, finché non si ha niente di serio ci si cura con le “medicine alternative” (alternative a cosa? alla verifica del “doppio cieco”?), perché della scienza non ci si fida, ci piace il telefonino ma ci si sente schiavi e sorvegliati, ci si sente prigionieri della civiltà ma nessuno se ne va mai.
Gli intellettuali impegnati, giornalisti, scrittori, registi, opinionisti, catastrofisti di professione, vanno in brodo di giuggiole per qualsiasi cultura arretrata, e quando papi Silvio disse che «l’Occidente è superiore» non l’avesse mai detto, e quando Bush voleva esportare la democrazia e l’Occidente per carità, nessuno è superiore a nessuno (eppure i diritti dell’uomo non sono universali e occidentalissimi?).
L’antioccidentalismo è un prodotto dell’Occidente, saldatura di pensiero tra marxismo e cattolicesimo, e perfino il fascismo disprezzava la modernità («C’è un tipo di urbanesimo che è distruttivo, che isterilisce il popolo, ed è l’urbanesimo industriale», scrisse Mussolini nel 1925. «Bisogna fare del fascismo un fenomeno prevalentemente rurale»).

Johann Wolfgang von Goethe

Igiene sconosciuta,malattie in agguato

Ogni luogo comune, ormai inoculato nell’istinto dell’opinione pubblica individuale, è stato una vittoria ideologica dei “nemici della modernità”, come li ha definiti lo storico Piero Melograni in un libro di oltre dieci anni fa, La modernità e i suoi nemici, che Mondadori dovrebbe ristampare e andrebbe inserito come testo scolastico nella scuola dell’obbligo. I nemici della modernità, che poi sono i nemici del capitalismo. C’è quello che ti dice che vorrebbe essere nato nell’Ottocento, quell’altro che ama tutto ciò che è incontaminato e ti cita il film “Into the wild” (la storia di un tipo che fugge dalla corrotta civiltà alla ricerca della natura selvaggia, e lì alla fine crepa, unico momento bello del film), quell’altro che si lamenta dell’aria inquinata, dei ghiacciai che si sciolgono, della globalizzazione e del global warming, delle sostanze chimiche che abbiamo dentro (come qualche giorno fa ci spiegavano su Repubblica). C'è la Chiesa, per la quale la modernità ha in sé il pericolo della scienza, del consumismo e dell'ateismo (e però Eluana doveva restare attaccata alle macchine?), e c'è il comunismo, per il quale il capitalismo opprime il popolo.

E quindi, come si stava prima? Nel 1900 a Roma le case non avevano bagni, e non c'era acqua corrente, il mondo puzzava e in tutta la città esistevano solo un paio di centri di bagni pubblici, che tra l'altro nessuno usava. Arturo Carlo Jemolo osservava come «il bagno restava sconosciuto dall'infanzia alla tomba».

Il pensatore di sinistra medio ti dice che qui da noi le masse sono oppresse, ma ancora nel 1881 un terzo della popolazione abitava in scantinati, soffitte, tuguri, catapecchie, stipata in appartamenti sovraffollati. A Torino all'epoca il 43% della popolazione condivideva la propria stanza da letto con un almeno altre quattro persone. Oggi basta un'influenza e è allarme globale, tuttavia nelle civiltà precapitaliste e prefarmacologiche la durata della vita media è meno della metà della nostra. Vige una diffidenza per i farmaci, c'è chi legge gli effetti collaterali e sceglie di curarsi in erboristeria o in parafarmacia, per sentire una frase intelligente dobbiamo guardare Doctor House, il quale a una signora che non vuole dare un antiasmatico a suo figlio per timore delle "controindicazioni" risponde: «In effetti non prenderlo ha una controindicazione sola, la morte».

Davvero si stava meglio quando si stava peggio? Se foste nati prima del XX secolo avreste fatto una vita di merda, ricchi o poveri. Il virus della sifilide, la spirochetta pallida, fu identificato e isolato solo nel 1905, nel 1921 si scoprì l'insulina, e nemmeno i denti si curavano, potevate morire di setticemia anche solo per un banalissimo ascesso. Nel 1885, grazie a Pasteur, fu debellata la rabbia, nel 1897 si scoprirono le cause e le cure per la malaria. Se foste state operati prima del XX secolo vi avrebbero sottoposto a un intervento approssimativo senza anestesia, senza esami, senza igiene (i chirurghi non si lavavano neppure le mani), senza Tac, senza risonanze, senza analisi del sangue, senza grandi speranze di uscirne vivi.

Siete ambientalisti, amate la tutela del verde? Un tempo incendiare una foresta era un bene, per migliaia di anni. Boschi e foreste, osserva Melograni, «erano considerati nefandi e pieni di insidie, rifugi di belve, criminali o banditi. Abbattere e incendiare una foresta voleva dire compiere un passo avanti sulla strada del progresso, sostenere la civiltà, ampliare lo spazio nel quale esercitare le attività agricole». Greenpeace e il Wwf sono invenzioni della modernità.

Ancora lontano il Telefono Azzurro

Credete che oggi conti solo il denaro? Nelle famiglie comandavano i padri, e i matrimoni erano combinati dai genitori per interesse. In epoca romana il pater familias aveva diritto di vita e di morte sui propri figli, altro che Telefono Azzurro, e perfino dopo il codice napoleonico un normale padre di famiglia poteva tranquillamente infliggere ai propri figli ogni genere di punizione corporale e se lasciavano casa prima dei 15 anni poteva farli arrestare senza onere di prova. Ai tanti "perché" dei bambini Massimo D'Azeglio indicava l'opportunità di rispondere «perché lo dico io» (oggi siamo giunti all'estremo opposto, e sono i figli a dirlo ai genitori prima ancora di proferire parola). Credete che l'aria fosse più pulita? Le città erano un inferno di cattivi odori e esalazioni, se non vi pisciavano in testa avreste inalato gli odorini delle carni marcescenti dei macellai, il fetore della merda di cavalli e muli che servivano al trasporto, e ancora nel 1892 in Francia solo 90 città su 700 disponevano di un sistema fognario e le epidemie erano all'ordine del giorno. Le città erano cinte di mura e anche dentro le mura rischiavate di morire assassinati ogni giorno. Sempre Goethe, stavolta a Roma, nel 1786 annotava: «Quattro persone sono state assassinate nel nostro quartiere nelle ultime tre settimane», e Giacomo Leopardi, nel 1832 osservava che «in Roma conviene sempre tremare per gli amici o i parenti che si trovano fuori la sera, non passando sera che non accada assassinio, fin sul Corso stesso o in Piazza di Spagna, a un'ora o due di notte». Senza l'avvento della civiltà industriale sareste morti dove siete nati e molto prima e dopo una vita penosa e senza l'Iphone, e col cavolo che andavate al mare a abbronzarvi, cosa che a nessuno sarebbe venuta mai in mente.

 
Pubblicato il giorno: 28/07/09 su Libero

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C'E' MENO FAME NEL MONDO GRAZIE AL CAPITALISMO
 I dati della Fao confermano che i sottonutriti del mondo sono calati.
 

Per la prima volta in 15 anni il numero è sceso di 375 milioni.

Il successo è figlio del boom economico di India, Cina, Brasile.

fame
 

La notizia è che il numero delle persone che soffrono la fame è diminuito. Per la prima volta in 15 anni: lo dice l'agenzia Onu del settore, la Food and Agriculture Organisation (Fao). Sono circa 925 milioni le persone sottonutrite nel 2010, un taglio non da poco rispetto allo scorso anno quando erano 1 miliardo e 300 milioni. E questo, dice il rapporto Fao, grazie alle performance di alcuni Paesi emergenti e al calo dei prezzi dei prodotti agricoli. Un combinato disposto che ha portato al miracolo inatteso. Malgrado i disordini per il cibo in Mozambico nei giorni scorsi, le proteste in Egitto e l'aumento del prezzo del grano a causa della siccità in Russia che hanno scatenato proteste e rivolte.

Insomma, fatti i conti, abbiamo 375 milioni di affamati in meno nel mondo. Basta per essere ottimisti, oppure quella sottrazione è nulla rispetto al miliardo di disgraziati ancora senza il minimo vitale?

Fate voi, noi la mettiamo così: non c'è da fare salti di gioia ma essere contenti sì: è più che lecito. Anzi, doveroso se abbiamo ancora una briciola di onestà e buona fede. Perché quei numeri dicono da che parte stare e dove occorre andare. Del resto, neppure la Fao stravede per il successo, anzi: avverte che il numero assoluto di persone sotto-nutrite continua a essere scandaloso e allarmante. E comunque lontano da quello indicato come il primo degli otto obiettivi del Millennio: dimezzare la fame dell'intera umanità entro il 2015 e la percentuale di persone denutrite nei Paesi in via di sviluppo dal 20 al 10 per cento. Per sconfiggere lo spettro, continuano a ripetere i vertici Fao, i governi dovrebbero fare tre scelte fondamentali: investire di più sull'agricoltura; sviluppare veri programmi di assistenza e stimolare attività che producano reddito.

Tutto vero e tutto drammaticamente ancora insufficiente rispetto ai bisogni delle popolazioni di interi Continenti, lontane dai livelli accettabili di esistenza. Ma sarebbe altrettanto ingiusto e insopportabile continuare a recitare la stanca litania dell'Occidente egoista e insensibile, della crudeltà del sistema economico capitalista e liberale che produrrebbe fame e la povertà nel Terzo Mondo come conseguenza necessaria del suo benessere. Un pregiudizio clamorosamente smentito dalla storia, tenuto in vita artificialmente per ragioni ideologiche e politiche.

Le previsioni ci dicono che alla fine del 2010 il livello della sotto nutrizione diminuirà ancora, anche se con ritmi diversi. Carestie e guerre oggi causano "solo" il 10% dei decessi per fame, benché queste siano le cause di cui si sente più spesso parlare. I killer dello sviluppo vanno cercati altrove, così come i rimedi e le ricette per uscirne. Un fatto è certo: a far cambiare direzione alle cifre della fame è stato innanzitutto il potere trainante delle due economie emergenti: quelle della Cina e dell'India. Nazioni che hanno conosciuto livelli di crescita produttiva e di progresso tecnologico spiegabili solo con un cambio di sistema politico ed economico. E molti tra i Paesi che hanno raggiunto il primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio o sono sulla strada giusta per farlo, come il Vietnam e il Brasile, sono tra quelli che fino a qualche anno fa erano sotto gli illiberali regimi comunisti o soffocati da economie controllate dalla Stato. Dunque, se alcuni Paesi che ieri erano in fondo a tutte le classifiche mondiali oggi sono risaliti fino a guadagnare i primi posti, è perché pure loro non hanno trovato orribile cercare di entrare nel club dei ricchi, rifiutare le elemosine politiche e fare acquisti nelle botteghe della democrazia liberale e delle economie di mercato. Chi pensa il contrario è perché rimpiange i vecchi fornitori: quelle dittature comuniste che offrivano ai regimi degli affamatoti cibo per petrolio, farina in cambio di missili, farmaci per basi militari.

 
Pubblicato il giorno: 15/09/2010 su Libero - Luigi Santambrogio

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